sabato 1 febbraio 2014

Le ragioni per l'italicum


Gli effetti del declino del PIL si cominciano appena a vedere e il popolo potrebbe stancarsi troppo presto di prendere medicine (privatizzazioni, liberalizzazioni, esternalizzazioni) mentre si vede cancellare o rincarare i servizi. Bisogna invece assicurarsi il prima possibile, che lo continui a fare a lungo, per il bene del paese, della sua stabilita' e la gioia di chi detiene il suo debito.

Il messaggio sembra chiaro: se gli italiani danno segnali che non sono intenzionati a votare "bene", bisogna aiutarli, per ora con le "buone", cioe' facendo una legge elettorale che non consenta troppo margine di incertezza.

Quindi si propone una legge italicum dove chi prende il 35% si ritrova con almeno il 53% dei seggi. Per fare un confronto, la legge Acerbo, sotto Mussolini dava i 2/3 dei seggi alla lista più votata a livello nazionale che avesse superato il 25% dei voti validi. Non sono gli stessi numeri ma la somiglianza del principio e' preoccupante. In particolare unito al fatto che la proposta venga da uno decaduto dall'incarico di deputato per condanna penale, e uno mai eletto, esautorando il parlamento dal dibattito. Chi dovra' rispondere ai cittadini di una nuova legge da dittatura?


Comunque possiamo stare tranquilli, quelli che si ribelleranno saranno i cosidetti anti-democratici, abbastanza pochi e demonizzati per giustificare con loro l'utilizzo delle "cattive", con il pieno accordo della maggioranza.

C'e' una via d'uscita in cui il popolo chiede, cortesemente, di non pagare in qualche forma per questa situazione - mantenere i propri diritti acquisiti e il proprio livello di benessere, senza cambiare il proprio stile di vita - e ottiene qualcosa?

Per come la vedo io, la sola possibilita' pacifica che resta agli Italiani, e' di ricominciare a coltivare con cura quella per cui sono cosi' tanto famosi nel mondo: l'arte di arrangiarsi, possibilmente contando sulle loro forze, visto che lo Stato in cui abitano avra' sempre meno margine di manovra, mano mano che continua la spirale degli interessi e aumenta il costo dei trasporti e delle importazioni.


Infatti guardando alle previsioni sul futuro, l'urgenza per decisioni politiche essenziali ci sarebbe eccome, invece che lasciare i cittadini a sbrogliarsela da soli.

Speriamo resti abbastanza terra non contaminata, per garantire l'autosufficienza alimentare e ci sia abbastanza astuzia da dividere opportunamente il lavoro, per non far dipendere la produzione di cibo dall'utilizzo di risorse non rinnovabili. In questo una direzione giusta sembra averla presa Slow Food, sempre che i risultati vadano a beneficio di tutti.

2 commenti:

  1. prepare for power outages:

    http://www.sciencedaily.com/releases/2014/01/140127093033.htm

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  2. chi eleggiamo non conta molto per i mercati:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/23/financial-time-a-che-serve-la-politica-dei-premier-non-eletti/891290/

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